Pittore scoperto di recente a seguito del reperimento di una tela “Allegoria del cordone” raffigurante san Francesco nell’atto di ricevere le stimmate. La tela è firmata “Angelus Valerianensis dipinsit 1590”
Vallerano, 1583 – Roma, 3 Ottobre 1629
Fu allievo di Giovanni Bernardino Nanino, maestro presso San Luigi dei Francesi di Roma. Ospitato in casa dei Nanino ne sposerà la figlia Vittoria.
Nel 1607 iniziò l’attività come maestro di cappella e organista presso i Santuario della Madonna del Ruscello a Vallerano.
Paolo Agostini è il tipico esponente della grandiosa polifonia barocca dei compositori romani del seicento. Abilissimo contrappuntista, fu portato ad esempio da Padre Martini nel suo Saggio Fondamentale Pratico di Contrappunto (1774).
Giuseppe Baini riportò il seguente passo della lettera di Antimo Liberatia Ovidio Persapegi:
“…scolare dilettissimo di Bernardino Nanino fu Paolo Agostini, uno dei più spiritosi e vivaci ingegni che abbia avuto la musica…di contrappunti e di canoni. Tra le sue altre opere meravigliose, fece sentire nella Basilica di San Pietro, ove fu maestro di cappella, diverse modulazioni a quattro a sei et otto cori reali et alcune che si potevano cantare a quattro, ovvero sei cori reali senza diminuire, o snervare l’armonia, con stupore di tutta Roma. E se non moriva nel fiore della sua virilità, avrebbe fatto stupire maggiormente tutto il mondo, e se fosse lecito si potria dire di lui: ‘Consummatus in brevi explevit tempora multa’.”
Ovvero: “Giunto in breve alla fine... ha realizzato in pienezza la sua vita” Morì di peste.
San Luca 15 Aprile 1895 – Roma11 giugno 1956
Cronologia delle opere - Polsi nell'arte, nella leggenda, e nella storia (1912) Pubblicato da liceale - Poesie grigioverdi(1917) - La signora dell'isola(1930) - La siepe e l'orto (1920) - L'uomo nel labirinto (1926) - L'amata alla finestra (1929) - Vent'anni (1930) - Gente in Aspromonte (1930) - primo importante premio letterario bandito da ‘La Stampa’ nel 1931 - La signora dell'isola (1930) - Itinerario italiano (1933) - Il mare (1934) - Il mare(1934) - Terra Nuova. (1934) - Prima cronaca dell'Agro Pontino - L'uomo è forte (1938) - Premio dell'Accademia d'Italia della letteratura 1940 - Incontri d'amore (1940) - L'età breve (1946) - Lunga notte di Medea (1949) - Quasi una vita (1950), premio Strega 1951 - Il nostro tempo e la speranza (1952) - Un fatto di cronaca (1955) - Belmoro (1957, postumo) - Mastrangelina (1960, postumo) - Tutto è accaduto (1961, postumo) |
Nasce a S. Luca piccolo paese nell’entroterra ionicocalabrese, ai piedi dell’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria. Dopo la morte, avvenuta nella sua casa in piazza di Spagna a Roma, per sua volontà ha voluto riposare in eterno nel comune di Vallerano, ove possedeva una piccola villa di campagna (acquistata nel 1939). Rifugio per scrivere, lontano dai clamori della città e riparo da molestie. Dal 1905 frequenta il collegio gesuita di Villa Mondragone a Frascati da cui è costretto ad andarsene per aver praticato letture non autorizzate, infatti fu sorpreso a leggere l’Inno a Satana” di Giosuè Carducci. Nel 1919 sposa la bolognese Laura Babini. Nel 1919 consegue la laurea in Lettere all’Università di Milano. Nel 1921 è corrispondente da Parigi del “Il Mondo”; collabora con il giornale satirico ‘Becco Giallo’. Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. A seguito della desecretazione di documenti del MINCULPOP viene reperito il suo nome nei registri del libro paga del Ministero della Cultura Popolare fascista. La cosa sollevò forte clamore. Tali pagamenti avvennero probabilmente a seguito del reportage del 1934 sulla bonifica dell’Agro Pontino che gli verrà rinfacciato in quanto apologetico del fascismo. Si giustificherà in ‘Ultimo Diario’ scrivendo: ” Lo scriverei anche oggi, se qualcuno bonificasse qualche cosa, chiunque fosse, essendo io legato al lavoro, alla terra, alla sofferenza umana”. Dopo un viaggio, nella Russia Sovietica del 1935, pubblica nel 1938 il romanzo ‘L’uomo è forte’. Trattasi di una critica del totalitarismo comunista e non solo con cui si aggiudica il Premio dell’Academia d’Italia per la letteratura ma gli vale anche l’accusa di fascista da parte di Giacomo Debenedetti. Dal 25 luglio all’otto settembre del 1943 assume la direzione del “Popolo di Roma”. Costretto alla fuga per l’occupazione tedesca di Roma, si rifugia a Chieti sotto il falso nome di Guido Giorgi. A Chieti si guadagna da vivere impartendo lezioni di inglese. Nel 1945 fonda assieme a Libero Bigiaretti e a Francesco Jovine il Sindacato Nazionale scrittori. Dal primo al 23 marzo è primo direttore del Giornale Radio nazionale della RAI. |
Vallerano, 12 novembre 1907-20 ottobre del 1972
Nel 1931, all'età di soli 24 anni, gli viene affidata la direzione della Banda locale e ne fu maestro per 27 anni.
Nel 1960 gli venne affidata la direzione la Banda Provinciale Cesare Dobici che durerà per 12 anni, fino al 1972.
Compositore di numerosi pezzi musicali. Memorabili restano le marce sinfoniche di cui le più straordinarie sono:
- La Tuscia
- Un saluto a Viterbo
- Etruria
- Un saluto a Cosenza
Di particolare pregio è
l’Inno a S. Vittore:
Matelica, 16 maggio 1905 – Roma, 3 maggio 1993
Poesia - Ore e stagioni, Roma 1936. - Care ombre 1940 Narrativa - Lungodora, 1955 - Esterina 1942. - Incendio a Paleo 1945. - Un'amicizia difficile 1945. - Il villino 1946. - Un discorso d'amore 1948. - Carlone. Vita di un italiano 1950. - La scuola dei ladri - I figli 1955. - Disamore 1956. - Carte romane 1958. - Uccidi o muori 1958. - I racconti1961. - Il Congresso 1963. - Le indulgenze 1966. - La controfigura 1968. - Il dissenso 1969. - Dalla donna alla luna 1972. - L'uomo che mangia Il leone 1974. - Due senza 1979. - Questa Roma 1981. - Il viaggiatore 1984. - Abitare altrove1986. Saggistica - Il dito puntato1967. - Profili al tratto 2000. Teatro - L'Intervista con Don Giovanni 1958. - Licenza di Matrimonio 1968. |
Giovanissimo si trasferisce a Roma dove le sue condizioni economiche non gli permettono di svolgere studi regolari.
Per poter vivere svolge svariati lavori, tra i quali l'apprendista muratore e il disegnatore tecnico, ma non rinuncia allo studio creandosi così, da autodidatta, una buona preparazione.
Iscritto al Liceo artistico riesce infine a diplomarsi.
Dopo la guerra si trasferisce ad Ivrea e riesce a diventare direttore dell'ufficio stampa dell'Olivetti.
In seguito diventa segretario del Sindacato Nazionale Scrittori di cui è stato cofondatore assieme a Corrado Alvaro e a Jovine Francesco.
Traduttore dei classici francesi e di giornalista collaborando a diversi quotidiani, da L'Avanti! all'l'Unità e nel dopoguerra diventa redattore di Mondoperaio.
Verso la fine degli anni '60 iniziò una collaborazione con la Rai, che si tradusse in due importanti programmi culturali:
Dito puntato (1967) e Punto interrogativo (1971-73), Nel 1963, Bigiaretti aveva acquistato dagli eredi di Corrado Alvaro una grande casa in mezzo alla campagna a Vallerano, casa dove Alvaro aveva passato gran parte della propria vita dal 1939 fino alla morte e dove lo stesso Bigiaretti trascorse molto tempo insieme alla moglie Matilde.
Nel 1986 riceve la laurea honoris causa in Lettere dall'Università di Urbino.
Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri
Senatore della Repubblica
Medico, prima di Vallerano, poi di Soriano
Organaro eccelso. Patriota
Maestro di banda e Fanfara dell’esercito a Trieste. Sassofonista.
Parma, 26 gennaio 1582 – Roma, 30 novembre 1647
Presso il santuario della Madonna del Ruscello, nella cappella Farnese, sono situate le tele:
-” Assunzione della Vergine con i santi Giovanni Evangelista e Barbara”, su commissione della famiglia Agostini.
Nella Cappella Paesani
-“Vergine con il Bambino”,
Ebbe primo apprendistato presso Agostino Carracci, si trasferì a Roma per studiare presso Annibale Carracci.
Ad eccezione di un biennio trascorso a Piacenza tra il 1610 e il 1611, fu attivo nella capitale fino al 1634, anno del definitivo trasferimento a Napoli.
Nel 1616 sposò Cassandra Barli da cui ebbe una numerosa prole con la quale abitò dal 1620 al 1631 in palazzo Cybo a piazza S. Pietro.
Pittore assi prolifico, rispose ad un numero altissimo di commissioni sia pubbliche che private.
Vallerano31/10/1916 – 14/11/2003
Ho personale ricordo di una vita da religioso integerrimo e schivo.
Umanista, poliglotta, musicista, scrittore.
Pubblica :
- - Vallerano e la musica(1990)
- - Vallerano e le confraternite (1996)
- - S. Vittore Martire (1990)
- - Storia della Società Madonna del Ruscello
Merita particolare menzione una raccolta di poesie in latino
- - Meae, fragmenta vitae
Vallerano 1560 circa – Vallerano, 21 maggio 1618
Fu tra i primi compositori romani ad adottare la scrittura polifonica con accompagnamento d'organo.
Dal 1591 al 1608 fu maestro di cappella della chiesa romana di San Luigi dei Francesi e, dal 1608, nella cappella musicale di San Lorenzo in Damaso.
In particolare, il contratto stipulato con la Congregazione di S. Luigi lo vincolava sotto giuramento («ita promitto», firma di proprio pugno) a prestare opera come maestro della cappella e come insegnante della scuola di musica.
Sotto il suo magistero passarono i più importanti compositori romani, tra cui Gregorio e Domenico Allegri, Antonio Cifra, Domenico Massenzio, Vincenzo Ugolini e Paolo Agostini, che diverrà suo genero Con il fratello Giovanni Maria fu coautore, nel 1614, dell'opera “Amor pudico”.
Compose musiche sacre e madrigali.
Vallerano (Tivoli ?), 1544 circa – Roma, 11 marzo 1607
Fu un esponente di spicco della Schola Romana alla fine del XVI secolo, noto anche per l'attività didattica.
Fu il fratello maggiore del compositore Giovanni Bernardino Nanino.
Nel 1562 Nanino fu al servizio del cardinale Ippolito II d'Este.
Servì, poi, come cantore nella cappella Giulia in Vaticano (1566-1568) e quindi come maestro di cappella nella Basilica di Santa Maria Maggiore (1571-1575) e nella chiesa di San Luigi dei Francesi (1575-1577) a Roma.
Il 27 ottobre 1577 venne ammesso come tenore nel Collegio dei Cantori Pontifici (Cappella Sistina), dove ricoprì per almeno tre anni la carica di magister capellae (1598, 1604 e 1605).
Si conserva presso gli uffici del Tesoro di San Pietro (Città del Vaticano) un ritratto del compositore, recante la scritta «IO. MARIA NANINUS», databile tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento.
È probabile che sulla base di questo ritratto, il pittore Francesco Trevisani abbia realizzato l'incisione recante l'iscrizione “Giovanni Maria Nanino da Vallerano Cantore della Cappella Pontificia”.
Non fu compositore particolarmente prolifico, ma Nanino fu straordinariamente popolare e influenzò notevolmente la musica dell'epoca.
Fu infatti l'autore più spesso incluso nelle antologie stampate, inferiore solo a Striggio, e superando perfino Marenzio e Palestrina.
Scrittore. Ricercatore universitario.
Ha pubblicato:
- - LA LOTTATRICE DI SUMO (2015)
- - LA CITTÀ DI ADAMO (2011)
- - LA DEMOLIZIONE DEL MAMMUT (2008)
Autore di libri di testo scolastici di Matematica, Algebra e Geometria.
Regista televisivo
Musicista , Concertista e insegnante di Pianoforte.
Vallerano, 18 marzo 1783 – Roma, 5 novembre 1856
Figlio di un medico e medico anche lui, fu personaggio di una cultura enciclopedica infinita.
Da poliglotta, fu scienziato, fisico, filosofo, archeologo, poeta, letterato, avvocato, giornalista e politico italiano.
Ebbe frequentazioni e intensi scambi epistolari col suo amico Leopardi che lo definiva “un emporio del sapere”.
Identica stima ebbero di lui Mazzini, Saffi e Tommasini.
Fu uno dei fondatori della Repubblica Romana.
Nel 1815 insegnò fisica all'Università di Bologna.
Nel 1831 partecipò all'insurrezione delle “Romagne” e fu eletto membro del governo provvisorio di Bologna sciolto in seguito all'intervento militaredell'Austria.
Per mettersi in salvo, Orioli salpò da Ancona diretto in Francia con un altro centinaio di rivoluzionari;
ma il brigantino Isotta venne catturato dall'allora capitano di vascello della marina austriaca Francesco Bandiera (padre dei due famosi fratelli Attilio ed Emilio) e tutti i rivoluzionari furono arrestati. Orioli venne incarcerato a Venezia.
Uscito di galera iniziò l'errare di Francesco Orioli, sempre inneggiando all'Italia unita. A Parigi fu professore di archeologia alla Sorbona.
A Bruxelles insegnò psicologia. A Corfù tenne un corso di fisica nell'università.
Frequentò il colto pubblico delle maggiori capitali europee. Orioli fu fra i primi a raccontare della misteriosa, affascinante Atlantide etrusca.
Forse fu proprio ascoltando una delle sue conferenze londinesi che la Hamilton Gray sentì parlare per la prima volta di una sconosciuta e pittoresca necropoli rupestre nei pressi di Viterbo: Castel d’Asso. In seguito lei organizzò nel viterbese varie spedizioni archeologiche.
Quando Pio IX, nel 1846, concesse l'amnistia, l'Orioli tornò a Roma, dove tenne la cattedra di Archeologia.
La sua attitudine per il giornalismo lo portò a fondare un periodico politico che ebbe però vita breve, “La Bilancia”. Nel 1849 fu eletto deputato al parlamento della Repubblica Romana.
Quando il governo pontificio fu restaurato, in riconoscimento dei suoi meriti, fu nominato Consigliere di Stato.
Morì a Roma il 5 novembre 1856
Vallerano 31/10/1932 – 07/03/2014
Manlio solo per pochi giorni poi, per sempre, padre Filippo, anzi solo Pippo.
Una vita di intensa e proficua spiritualità francescana.
Fu fondatore del CUCUAS, ovvero la “Comunità Un Cuore Un’Anima Sola”, pensata e realizzata non per i disabili, ma per vivere ‘con’ i disabili.
Ha scritto:
ʺStoria del Convento dei Cappuccini di Braccianoʺ pubblicato postumo nel settembre del 2014.
Su mia richiesta di Sindaco si è cimentato nella traduzione dello “Statuto del Comune di Vallerano” del 1534, scritto in un ostico latino gotico medievale.
In verità, uno straordinario risultato dopo anni di lavoro improbo.
Testo pubblicato nel gennaio 2006.
Musicista Professore di ‘Contrappunto’ al conservatorio di Roma
Al secolo Cristoforo Roncalli (Pomarance, 1552 – Roma, 1626)
Il soprannome Pomarancio gli deriva dalla sua città di origine, Pomarance, vicino Volterra.
Compì i suoi studi in Toscana, tra Firenze, Volterra e Siena.
Nel 1578 l’artista giunse a Roma, dove entrò subito in contatto con il conterraneo Niccolò Circignani, attivo in importanti imprese decorative promosse da Gregorio XII.
Associato alla Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo, il Pomarancio fu scelto per dipingere le Storie di san Filippo nella cappella dedicata al santo nella Chiesa Nuova.
Ricevette poi numerosi incarichi dalla corte pontificia e dalle famiglie dell’aristocrazia romana legate all’ambiente oratoriano.
Per il giubileo del 1600 partecipò alla decorazione del transetto di S. Giovanni in Laterano, sotto la guida del Cavalier d’Arpino, e a quella di S. Pietro, nelle navate minori.
A Vallerano nel Santuario della Madonna del Ruscello e collocata sopra il portale d’ingresso l’“Estasi di S. Carlo Borromeo” (1611)..
Primo flauto Teatro alla Scala di Milano
Mantova 01/01/1903 – Vallerano 21/12/1952
Pittrice e scrittrice rivive la sua infanzia felice nella campagna di Vallerano.
Infatti prende alloggio in una casa fuori le mura nel 1940.
Probabilmente a seguito dell’acquisto, nell’anno precedente, di una villa di campagna da parte di Corrado Alvaro.
Da allora alternò la sua esistenza fra Roma e Vallerano (1940-1952).
In precedenza, nel 1930,aveva tenuto una personale all’Associazione artistica di via Margutta a Roma con 45 dipinti.
Partecipa alle Biennali del 1934, 1936 e 1948 e alle Quadriennali dal 1931 al 1948.
In questo periodo espone molto anche all’estero, ottenendo apprezzamenti presso numerose gallerie americane, da New York a Baltimora a Syracuse.
Nel 1947 partecipa al Primo Premio Nazionale di Riccione con un romanzo dal titolo “Delfina” e viene citata nel gruppo dei finalisti.
A questo proposito giova segnalare due singolarità:
1. Non risulta che il romanzo “Delfina”, sia mai stato pubblicato.
2. Fra i membri della giuria del Premio compare il nome di Corrado Alvaro.
Nel 1950 allestisce una mostra personale presso la Galleria Cairola di Milano.
Pubblica il romanzo dal sapore autobiografico "Bestie e noi", che ottiene un grande successo di pubblico e presso la critica.
In occasione della VII Quadriennale di Roma (1955-’56) viene dedicata all’artista, scomparsa nel 1952, una mostra personale presentata in catalogo da Corrado Alvaro.
Non si può escludere che fra i due ci fosse stato un sodalizio particolare.
Nacque un giorno del 1842.
Augusto Ricciardi è vissuto realmente a Vallerano, ma la sua storia sembra proprio una favola per bambini.
Era un gran bell’uomo e benché giovane lavorava come un adulto.
Coltivava un pezzo di terreno abbastanza fertile e vi produceva tutto ciò di cui aveva bisogno.
Aveva, inoltre, anche un piccolo branco di capre e proprio per loro aveva bisogno di un garzone.
Conduceva una vita semplice, la sera amava intrattenersi con gli amici per qualche partita di briscola o per raccontar curiosità.
Era ricco di arguzia e di ironia, le sue battute non erano mai banali o scontate.
Con lui era facile trascorre piacevoli serate, soprattutto a primavera e d’estate.
Un giorno accadde una cosa straordinaria.
A fine giornata, assieme algarzone, si fermò come sempre, al fontanile per dissetare le capre.
All’improvviso si accorse che lo scorrere dell’acqua aveva fatto affiorare dalla terra il luccichio giallastro di alcune monete.
Ne fu sbalordito, ma non dette a vedere la sua sorpresa.
Anzi, con lo scarpone vi strusciò sopra della terra fino a nasconderle per bene.
A notte fonda, ma aiutato dal chiarore della luna, tornò al fontanile con l’asino, una pala e due bigonci sul basto.
Iniziò a scavare fino a trovare un grosso sacco di monete d’oro.
Erano marenghi con il volto di Napoleone Bonaparte!
I bigonci furono provvidenziali e, per il gran peso, il povero asino ebbe a penare non poco.
Nascose tutto il tesoro dentro un botticello e si propose di trascorrere i giorni successivi secondo il suo normale modo di fare.
Passarono vari mesi, infine decise di approfittare delle brutte giornate invernali per portare, un giorno a settimana, le sue monete in due diverse banche di Roma.
Nessuno avrebbe avuto di che sospettare:
in campagna non c’era nulla da fare e il garzone avrebbe badato a tutti i suoi animali.
Al mattino usciva di casa vestito sobrio come suo solito.
A tracolla indossava il tascapane. Nella metà inferiore metteva le monete d'oro, mentre, nella parte superiore, vi aggiustava un'abbondante cartata di baccalà e mezza pagnotta di pane.
Prima di partire per Roma col suo calesse, si fermava a far colazione al caffè di Lucietta e, già al suo ingresso, l’inconfondibile olezzo del merluzzo non lasciava dubbi sul contenuto del suo tascapane. Fu così che a primavera aveva depositato nelle banche tutto il tesoro.
Lasciò per sé solo una modesta quantità di denaro. Da allora in poi continuò la sua tipica esistenza con solo due minimi cambiamenti:
un vestire appena più raffinato e visita dal barbiere due volte a settimana con relativo bagno caldo.
Decise di non prendere moglie per non costringerla a vivere con semplicità, pur essendo ricchissima. Si racconta che una volta pagò il barbiere con un foglio di grosso taglio, tanto che il meschino arrossì non potendo dare il resto.
Al barbiere un fatto del genere non era mai successo, né avrebbe mai immaginato di essere pagato con una simile cifra. Allora Augusto Ricciardi lo tranquillizzò dicendo:
“E dai… Figaro, di che ti preoccupi… non lo sai che Augusto Ricciardi non prende resto?”
Si permise solo questa altra particolarità e, per il resto, mantenne identiche le sue attività giornaliere.
Lavorare in campagna al ritmo delle stagioni, fare il vino, raccogliere patate, castagne e quant’altro, stesse serate al caffe, soliti battibecchi e partite a carte. Amicizia, cordialità e rispetto con tutti a partire dalle sue capre, maiale, asino e animali vari.
Invecchiò al pari dei suoi coetanei, ma al contrario di loro non conobbe l’ansietà.
Morì all’improvviso il sette Luglio 1907.
E il suo testamento fu fragoroso e sorprendente come un fulmine a ciel sereno.
Il 13 Giugno 1908 fu perfino pubblicato il testamento sul giornale “Il Messaggero”.
Lasciò, infatti, tutti i suoi averi, tesoro compreso, alla Congregazione della Carità per la conduzione presente e futura dell’Ospedale Santa Lucia.
Il 10 Luglio 1908 l’Ospedale cambiò nome, divenne Ospedale Ricciardi Augusto.
E da allora vissero tutti felici e contenti.
Maestro di banda. Flautista e ottavino.
Maestro di banda. Trombettista fondatore di Scuola di musica.
Dedica una vita da medico alla gente di Vallerano.