Per fortuna BILL GATES non ci lascia mai.
Tornate ai giorni terribili di Marzo. Pensateci: è come se ci fossimo trovati di fronte al diluvio universale.
Abbiamo visto l'onda crescerci attorno. Abbiamo avuto paura di annegare. Ma quando abbiamo alzato gli occhi per trovare l'arca, l'arca non c'era. Anziché Noè s'è fatto avanti Bill Gates.
Ci è apparso il patrono del vaccino, nuovo simbolo della liberazione, della felicità.
Promessa eterna di un paradiso farmaceutico.
Proprio così: siamo nell'attesa messianica della nuova medicina, agnello (anzi: pillola) di Dio che toglierà il male del mondo. Gli occhi rivolti al cielo dei laboratori, in attesa del vangelo dei sacerdoti della scienza. La nostra unica speranza.
E per l'amor del cielo: è ovvio che crediamo alla scienza, bisogna credere alla scienza, è cosa buona e giusto farlo.
Ma quello che non siamo riusciti a far capire è che, per quanto il vaccino sia importante, la vera salvezza non arriverà da lì.
La vera salvezza è un'altra cosa.
E noi abbiamo perso un'occasione storica per farlo sapere al mondo.
È colpa nostra, di noi cristiani sia chiaro. Delle nostre guide spirituali ma, anche di noi cattolici.
Com'è possibile che siamo stati così tiepidi dinanzi all'Apocalisse? Abbiamo visto il terrore negli occhi dei nostri vicini. E non siamo stati capaci di far loro capire che la ricerca medica è importantissima, ma
la ricerca dell'eterno lo è perfino di più. Forse eravamo troppo impegnati a occuparci di applicare il catechismo delle regole sanitarie. Forse eravamo troppo impegnati a rispettare i divieti a cominciare dalla negazione della messa.
Forse eravamo troppo impegnati a seguire i vescovi nella glorificazione dell'amuchina e nella santificazione di Ponzio Pilato, con il suo primo comandamento: lavatevi le mani.